mercoledì 7 maggio 2014

Kim Jung Gi






Il fumetto in Italia si sta ritagliando uno spazio sempre più grande e le persone sembrano staccarsi pian piano dall’idea di “lettura da bagno” riconoscendo, oltre al solito Topolino o Tex, generi più complessi e più in linea con i propri gusti personali.
Grazie a internet la diffusione di notizie legate a questo mondo, ancora troppo sottovalutato, è veloce e immediata, riuscendo a entrare in collisione con autori che altresì sarebbe stato impossibile conoscere visti i vincoli legati all’editoria.
Tra i tanti uno dei più discussi e cliccati del web è Kim jung gi.
Per chi ancora non lo conoscesse il buon Kim è un artista di origini coreane dallo stile meticolosamente particolareggiato, suo punto di forza è la propria memoria fotografica grazie alla quale riesce a ricreare ogni cosa senza aver per forza bisogno di immagini e foto di fronte a se.
Non solo persone, ma interi paesaggi, pieni di vita dove non si limita a focalizzare l’attenzione su un personaggio ma inserisce qua e là elementi che richiedono più di uno sguardo per esser colti. Lo stesso Kim afferma che questa capacità è data da ore di studio, ogni giorno osserva immagini di vario tipo finché non le ha assimilate completamente.
Per questo la notizia del suo debutto all’interno del fumetto francese ha destato subito il mio interesse. SPY GAME una storia  di spionaggio che vede alla sceneggiatura lo scrittore francese Jean David Morvan.
Se volete visionare in anteprima il fumetto, vi lascio al link del blog Fumettologica.
Buona visione.

Y







martedì 22 aprile 2014

Global Game Jam a Torino




Che cos’è un Game Jam? In sostanza si parla di una specie di test, o meglio di una maratona senza possibilità di pause o interruzioni. Mi è capitato anche a me di fare una maratona anni fa, coi miei amici radunati tutti insieme per un week end passato a guardare tutta, proprio TUTTA, la trilogia del Signore degli Anelli. 
In versione estesa ovviamente ( piacevole follia!!). 
Ma quella svolta al Contest di Torino non ha niente a che vedere con la mia se non nella stessa identica e malsana follia che deve aver pervaso i partecipanti come unico denominatore comune. Organizzata dalla T-Union, neonata associazione torinese che raduna sei studi di sviluppo di videogiochi, la Global Game Jam si è svolta nell’arco di 48 ore non stop di sviluppo video ludico che ha coinvolto 482 città nel mondo. A Torino gli iscritti erano più di 100, tra professionisti e studenti, che, una volta suddivisi in gruppi, hanno dato il via alla creazione di giochi partendo da zero e avendo a disposizione appunto solamente due giorni. Bè posso solo immaginare cosa possa diventare un essere umano dopo due giorni NON STOP attaccato al computer ( stile Necromorfi di Dead Space, credo!!). Certo è che partecipare ad una Game Jam non è solo un modo per condividere una propria passione con altre persone, ma anche un’ottima occasione formativa a livello pratico. E poi può capitare anche che alcuni embrioni sviluppati possano attirare una certa attenzione e diventare in seguito famosi titoli indie nell’industria videoludica, come è già successo in alcune precedenti edizioni di Game Jam. Una via che può aprire la strada a nuove collaborazioni o esperienze in un territorio, quello italiano, dove l’industria dei videogiochi è ancora frammentata.

Speriamo in un qualche sviluppo positivo dell’argomento; nel frattempo qualcuno mi può suggerire chi devo salvare nel gioco di The Walking Dead???





“S.T.A.R.S.” a tutti



Teo





Dottorato per videogiochi




A Seattle, da 25 anni, (e sottolineo 25!!), esiste un’università che insegna come creare le killer applications. Per i profani di computer come me queste due parole non significano nulla, ma per chi è un po’ afferrato in materia possono voler dire molto. In pratica si parla di applicazioni sviluppate per software di computer. Quindi, direte voi, la novità?
La novità è che questa università ti insegna a creare e lavorare a livello professionale nell’ambito attivo dell’industria video ludica ( i non NERD possono smettere di leggere ). Niente di sprovveduto o di campato in aria, perché in questo istituto, DigiPen è il nome, ci si prepara tecnicamente sia a livello teorico che pratico. L’uomo che ha ideato e realizzato questo importante progetto si chiama Claude Comair, due lauree in architettura ed ingegneria ambientale e ha contribuito alla realizzazione di due giochi per  GameCube: 1080° Avalanche e Ware Race: Blue Storm. Ad oggi gli aspiranti sviluppatori del domani sono 1500 nella sola Seattle. Ma la DigiPen ha anche vari campus associati sparsi un po’ per il mondo: Redmond, Washington, Singapore, Bilbao ( il più vicino a noi). Aperta dal 1996 vede il primo laureato in 3D Computer Animation 3 anni più tardi e un crescendo di iscritti sempre maggiore. Si lo so cosa state pensando: a Seattle!!! Un po’ fuori portata per molti. Ma anche se non sembra, pure nel nostro bel paese, sempre indietro in tutto rispetto agli altri, qualcosa comincia a smuoversi in questo ambito. L’unica cosa concreta, per ora, in questo campo è rappresentata dall’AIV ( Accademia Italiana Videogiochi) che ogni anno propone agli studenti corsi di Grafica e Programmazione. Chiunque sia interessato ad entrare in questo settore deve comunque fare attenzione perché la maggior parte delle software house qui in Italia sono finanziate privatamente.Ma se questo non vi spaventa non mi resta che lasciarvi con un risicato elenco delle migliori scuole del paese e un grande in bocca allo Snake!!

Alla prox

Teo 








 



venerdì 18 aprile 2014

Una volta c'era il Pongo!!!

Fin da piccolo ho sempre amato le discipline artistiche e ho sperimentato con tutto quello che mi capitava a tiro. La scultura ha iniziato a destare il mio interesse nel 93 dopo aver visto Nightmare Before Cristhmas di Tim Burton. Ricordo che dalle nostre parti si poteva acquistare il pongo, il das o la creta, mi riferisco per lo più ai piccoli paesi di provincia dove era difficile poter metter le mani su materiali particolari. Solo in seguito e grazie all'avvento di internet si è riusciti a reperire prodotti alternativi e unici. Tra quelli a disposizione uno dei più interessanti è il Supersculpey, pasta polimerica che a differenza della creta non sporca ed è l'ideale per chi non dispone di un luogo adatto alla sua lavorazione. Supersculpey appartiene alle paste sintetiche da modellazione, quelle utilizzate per lo più per la creazione di perline e accessori bijoux. Rispetto al cernit o al fimo rimane più cerosa quindi più facile da lavorare, potendo scavare, incidere e unire lisciando il materiale direttamente con mirette e bulini vari. 
Supersculpey si può trovare come per il fimo o il cernit in svariati colori (la cui consistenza varia a seconda del colore scelto) oppure Supersculpeyfirm o Supersculpey beige decisamente migliori da modellare, meno morbidi e quindi più stabili e meno appiccicosi.
A seguito vi lascio due link dove poter dare un'occhiata per eventuali ordini e spero a breve di mostrarvi un tutorial per apprendere le basi  ;) 

Y

http://www.arteebijoux.com/sculpey-premo-e-accessori/super-sculpey.html

http://www.dominiox.com/vendita/stucchi-e-paste-per-modellazione

Di seguito alcuni lavori presi da internet.






giovedì 27 marzo 2014

Joshua Hoffine... l'horror in uno scatto.




Voglio approfittare di questo piccolo trafiletto per 2 motivi:
1-    ho letto di questo fotografo specializzato in fotografie particolari su una rivista a me ( e non solo) molto gradita che, purtroppo, ha già chiuso i battenti dopo appena 4 numeri: Horror Time. A farlo apposta, quando salta fuori qualcosa di interessante che mi piace, taaaac, sparisce subito o non dura tanto, un po’ come con le serie tv ma questo è un altro discorso.Perciò APPELLO a chiunque fosse coinvolto nella creazione e pubblicazione della suddetta rivista vi prego, se mai leggerete questo articolo, NON ABBANDONATE LA SPERANZA e continuate a pubblicarla.
2-    Ovvio, lui Joshua Hoffine e il suo particolare lavoro creativo. Nell’epoca degli effetti speciali digitali sempre più perfetti, computer grafica strabiliante e della scultura 3D ( si esatto ragazzi esiste anche quella), un fotografo che lavora utilizzando ancora i vecchi cari metodi analogici per i suoi scatti può suonare strano. Eppure in tutti i suoi lavori, al di là della composizione estetica, si può vedere e rintracciare quello spirito un po’ goliardico che fa da richiamo al cinema horror 70\80; quello dei classici per intenderci, a cavallo tra finzione spaventosa e trucco palese. Devo dire, da semplice profano di arte fotografica, che la messa in scena di questo talentuoso fotografo è molto particolare e ben riuscita. Guardando i suoi scatti ho l’impressione che il signor Hoffine intenda, in un qualche modo attraverso piccoli dettagli, voler raccontare storie diverse legate ai classici cliché del genere in questione. Mi ha colpito molto un tema che ricorre in ogni suo scatto: L’infanzia, rappresentato dalla presenza dei bambini protagonisti negli scatti. Elemento molto indicativo, quasi come se Hoffine volesse proprio dichiaratamente riportare l’horror alla sua forma più pura e semplice: il classico tema del babau nell’armadio, ripulito da quegli elementi adulti e cervellotici che ormai contaminano questo genere in tutte le sue forme. Bene vi lascio alle foto che mi sono particolarmente piaciute, (si lo so ho un lato da brivido), sia per il tema che la messa in scena.

Fotofinish a tutti.
                
Alla prox              

Teo











venerdì 14 marzo 2014

Uno, due, tre...



Salve artigliati appassionati di cinema e dintorni; altra settimana, altro appuntamento con il ieri e oggi a confronto. Questa volta parlo di un altro rifacimento, o remake, di un classico: NIGHTMARE!!

Si lo so, potreste dirmi che così è troppo facile, come sparare sulla croce rossa. Avete ragione ma se al di là dell’oceano continuano a sfornare pallide pseudo-copie delle glorie cinematografiche passate, il confronto diventa doveroso. Per carità niente di melodrammatico stile fine del mondo, anche perché non sempre i film rifatti sono completamente da buttare, qualcosa ogni tanto si salva. Non è questo il caso purtroppo.

E qui riparte la solita tiritera tipo quello nuovo non spaventa, troppa computer grafica, tensione zero ecc… Per limitare diciamo la parte noiosa, cioè l’interminabile lista di difetti (e la pellicola ne possiede tanti), mi limito ad esporre quello che più mi ha fatto inorridire ( addirittura!), tanto che al cinema stavo per alzarmi dalla sedia e gridare: “NOOOO perchèèèè!!!”.

E daiii. Perché il mostro, l’uomo nero o chi per esso, deve essere analizzato psicologicamente?? Perché ci deve essere la spiegazione sociale traumatica dietro le sue azioni?? Che palle!!!

Così facendo perdo il mistero, la suspense e tutto il fascino del male che il personaggio rappresenta nel film. Vero è che su questo discorso bisogna guardare caso per caso, perché a volte certi tipi di storie, personaggi o messe in scena vanno spiegati onde evitare il crollo totale della pellicola. In questo caso NO! Nell’originale c’era l’idea dell’uomo malato, assassino e stupratore di bambini ucciso dalla comunità proprio per i suoi crimini noti a tutti gli abitanti del luogo. Presentata l’idea, il film lasciava che fosse lo spettatore a creare il background del personaggio senza tutta la solfa dell’  “infanzia traumatica, divento cattivo coi bimbi come lo è stato papi con me!!”. Così ci si concentrava sulla sua presenza terrificante senza il bisogno di chiedersi perché il personaggio facesse quello che fa nel film, cioè il cattivo. Peccato che gli horror di oggi non rammentino più le regole sacrosante di cinema dettate da SCREAM. Tra i miei amici c’è chi vuole sempre la spiegazione a tutti i costi; per me, a volte, così facendo li si rovina. OK chiudo con un paio di chicche della pellicola che ho trovato comunque positive:

Chicca 1- Il trucco di Freddy e in generale del film reso bene in alcune scene

Chicca 2- La parte di Kris; grande attrice, bella e molto brava, peccato per la parte troppo breve. Comunque per me resterà sempre RUBY!



Incubi d’oro a tutti



Teo  






lunedì 3 marzo 2014

Qualche concorso all'orizzonte...


 ... nel web se ne trovano di svariati e per tutti i gusti. Dall'illustrazione al fumetto, musicali, fotografici basta trovare quello che più si avvicina alle nostre possibilità e non resta che buttarsi.
Ne ho trovato uno molto carino dal titolo:That’s a Mole! e si ispira all’edificio più importante e iconico di Torino: la Mole Antonelliana.
Tutti possono partecipare. Lo scopo è di creare un’illustrazione che rielabori in modo originale la Mole, partendo dalla sua forma di base, seguendo le indicazioni all’interno del bando.
Le candidature dovranno pervenire entro il 18 aprile 2014 e, in seguito, una giuria qualificata selezionerà:
  • la proposta vincitrice del bando, per la quale sarà assegnato un premio di 1.000 €
  • altre 24 proposte che, insieme alla vincitrice, saranno esposte nel centro di Torino in occasione dei festeggiamenti di S. Giovanni del 24 giugno
Se non altro un tema alternativo... ora non vi serve che un po di coraggio ;) 

Per maggiori info vi lascio al link qui sotto.

http://thatsamole.com/online/index.php/it


Yuri

martedì 25 febbraio 2014

DIE HARD



Questa settimana mi voglio superare (da solo!!!). Non uno o due, bensì un’intera saga di film.  E che saga!!!!

Di quelle che attraversano decenni, ma non invecchiano mai. Di quelle che spaccano (sia i timpani che i sederi): DIE HARD!!!

La saga nasce alla fine degli anni 80 con il capostipite che getta le basi per i film successivi rivoluzionando la figura del poliziotto eroe/protagonista. Ed è proprio grazie a quest’ultimo che la pellicola ha un enorme successo. John Mc Clane, uomo dalla battuta sempre pronta e aria da duro che traspare da ogni poro della pelle, entra di diritto nell’immaginario collettivo di tutti i ragazzi amanti dei film d’azione. La sua canotta sporca di sangue farà scuola tra gli eroi del cinema d’azione anni 90.

Portata avanti con successo nell’arco degli anni, la saga di Die Hard non ha rivali nel riuscire a rappresentare il lato umano e debole del protagonista e una società (la nostra) in continuo cambiamento, ma sempre debole e vulnerabile. Menzione d’onore quindi, perché il merito del successo di questi film va anche a lui, al mitico Bruce Willis divenuto l’icona cinematografica di questo genere proprio grazie al personaggio di Mc Clane. E anche se recentemente, con mio sommo e grande dispiacere, Bruce ha abbandonato le mitiche canotte sporche di sangue, sudore e terra per un abbigliamento più soft, il suo personaggio ne viene sempre fuori vincente. Quindi suggerisco caldamente a tutti di recuperare la sua icona cinematografica in questa saga davvero divertente.

(consiglio appassionato: fermatevi al 4° capitolo, fidatevi!!!).

E ricordatevi che per far fuori i Bad Guys bisogna avere sangue freddo, sorriso sulle labbra e la classica battuta finale da antologia. Di seguito un omaggio, come vuole essere quest’articolo, all’eroe di celluloide e della mitica saga. Traducete il testo di questa scatenata canzone, è divertente e cita vari aneddoti legati ai film.



Hippyyy Ya Yieee Boys



Alla prossima


Teo





                                                                                                                                                        

sabato 22 febbraio 2014

TOKYO JOYPOLIS



                                                             
Nasce il parco a tema di SEGA


Tokyo, tappa irrinunciabile per ogni amante nonché curioso della cultura giapponese, si arricchisce del JOYPOLIS ( SEGA Amusement Theme Park ). Situato a Odaida il parco ofrre moltissimi divertimenti come l’Halfpipe Canion, ossia un’attrazione con 5 binari a U e con montata sopra una grossa piattaforma meccanica per 2 persone; voi e il vostro folle compagno potrete gareggiare contro altri gruppi formati da 2 persone e per fare punti dovrete riuscire a fare un 180° e 360° alla fine del binario.

Vitale importanza sarà la sincronia e la coordinazione con il vostro co-pilota, così da dare il giusto impulso a questa piattaforma basculante, il tutto mentre ondeggerete “piacevolmente” a velocità sempre crescente.

La vera chicca sta negli svariati simulatori con schermo a 360° e implementati con effetti di movimento e di vento e acqua. Gli amanti dell’horror di casa SEGA, senza dubbio, troveranno invece irrinunciabile House of the Dead 4, completo di sedili rotanti e schermi interattivi multipli. Mentre i palati più raffinati dalla vena fantascientifica potranno usufruire di Storm G, un percorso racing a bordo di una navicella spaziale con veri e propri loop di 360° e 720°. Insomma al JOYPOLIS ce ne sono per tutti i gusti.

Gustatevi le foto e cominciate a sognare……….   O a risparmiare………

……….Oppure prendete un aereo!!!



W the videogames



TEO











mercoledì 19 febbraio 2014

ADAM and DOG




Se vuoi rendere interessante un’idea già sfruttata abbondantemente, basta cambiare il punto di vista.
E’ il caso del corto animato di oggi: Adam and Dog, una rivisitazione della storia di Adamo ed Eva, raccontata dal punto di vista di un cane. Il primo cane nato al mondo.
Assisstiamo alla sua nascita, al suo risveglio, e insieme a lui scopriamo il mondo che lo circonda, fino all’incontro con Adamo e il percorso insieme che li porterà a consolidare una grande amicizia.
I bellissimi fondali sono il punto forte della pellicola, grandi distese che spaziano dalle foreste, alle zone montuose fino alle calde distese deserte della savana, il tutto realizzato con le tecniche tradizionali (penso acrilico).
Grazie a questo lavoro il regista Minkyu Lee (evitiamo battute -0-) è stato nominato agli Oscar nel 2013 per il “miglior cortometraggio d’animazione”.
Vi lascio alla sua visione.


Yuri

 

lunedì 17 febbraio 2014

Gipi... al di là del foglio.




Amo il fumetto.

Da quando ero piccino ho sempre avuto questa passione. 
Da che ricordo la matita è sempre stata un’amica importante, era come una bacchetta magica, immaginavi qualcosa e potevi fargli prender vita delineando il pensiero su carta.

Col tempo si cresce, l’amore per il disegno non si è mai assopito ma ti accorgi che il mondo di sicurezza che avevi intorno era destinato a finire e prendi coscienza di quel che vedi, quel che senti e di ciò che respiri. Non ci si ferma e ti accorgi che quello che più ami può servire anche a riempirti la pancia, scendendo a qualche compromesso, per lo meno all’inizio, ma si sa che da qualche parte serve pure iniziare. Di una cosa in particolare ti fai ragione lo zio Ben non aveva torto quando diceva al giovane Peter Parker: "da grandi poteri derivano grandi responsabilità" e le parole o un disegno oggi possono ancora fare molto.

Quel che si dice, scrive o disegna è importante. Si deve essere consci che le persone che leggeranno, o vedranno i tuoi lavori coglieranno un aspetto che magari manco ti eri prefissato, quindi devi essere deciso e sincero con te stesso prima ancora di esserlo con gli altri o perlomeno questo è il mio pensiero.

Un mondo il nostro che manca forse di sincerità. Per questo quando ti trovi di fronte a un autore che stimi per i suoi lavori resti piacevolmente spiazzato quando scopri che umanamente non è perfetto, ma grazie alla sua sincerità, e proprio per le sue imperfezioni, lo senti ancor più vicino apprezzandone ancora di più il lavoro.

Da lì non bisogna approfittare della sincerità dimostrata ma dobbiamo evolverci noi stessi, contagiando altre persone a nostra volta.



Tutto questo per aprire il post legato alla figura di Gipi, fumettista e illustratore italiano, che seguo da anni e che finalmente ho potuto ascoltare dal vivo, mentre spiegava il suo percorso artistico legato al suo ultimo lavoro “Una storia”, della quale si potevano apprezzare gli acquerelli originali in esposizione sempre all’interno dello spazio allestito per l’incontro.



Prima volta allo spazio Wow, i pochi soldi ci hanno obbligato a fare una passeggiata per Milano. I piedi imprecavano, ma è sempre affascinante vedere come ci si trova a camminare più in città che nelle zone di campagna, dove per andare al tabaccaio che dista poche centinaia di metri da casa si piglia la macchina.

Una volta arrivati i posti a sedere erano già stati presi. I piedi dal basso sospiravano un “tel’avevodetto”, poi per due orette buone ci si è immersi in quella che mi piace definire una “Chiacchierata” con Gipi.  Dico una chiacchierata anche se era lui a parlare, più he altro per il tono e il modo in cui quest’incontro è stato affrontato. Con tranquillità ci ha reso partecipi di alcuni momenti importanti della propria vita parlando del padre o problematiche che lo avevano turbato, del proprio amore per il disegno, di come nasce un’idea, dell’ultimo lavoro partorito e così via dicendo fino ad esaurire ogni singolo secondo di tempo a disposizione, tutto questo in una cornice di completa sincerità.

Una giornata che aiuta, in cui si è smosso qualcosa di fortemente positivo.

I piedi lamentano il peso delle ore alzati, ma ne è valsa la pena, e in un qualche modo, alla fine di tutto, sorridono pure loro.

Va bene.

Non mi dilungo troppo.

Vi lascio alla visione dell’intervista, mi scuso per la qualità video, ma l'importante in questo caso è ascoltare.





Yuri