Mentre la data italiana dell’ultimo film, “Si alza il
vento”, non è ancora stata stabilita con precisione, torna a far parlare di se
il maestro Miyazaki, che all’ultimo festival, del cinema di Venezia, ha stupito
tutti (per l’ennesima volta oserei dire) dichiarando alle telecamere il suo
“addio” al mondo dell’animazione. Ovviamente i fan si sono subito riuniti in
massa, intasando i blog di mezzo mondo, pregando e implorando il maestro di non
abbandonare le scene.
Nonostante tutto, dobbiamo ricordarci che oramai porta sulle
spalle il peso dei suoi settantadue anni, un gran numero di pellicole che hanno
segnato la storia del cinema e la collaborazione a vari progetti, tra cui il
museo dedicato alle opere dello studio Ghibli.
Penso, quindi, abbia tutto il diritto di lasciar le scene
per dedicarsi senza pressione a quello che più ama, anche se, non è la prima
volta che il maestro annuncia il suo ritiro, solo per poi smentire presentando
un nuovo progetto.
Un bambino in lotta con l’avanzare dell’età, da una parte
desideroso di dedicarsi a progetti più personali, dall’altra legato all’amore
che da anni lo vede sposato al mondo dell’animazione. Vedremo se anche questa
volta si tratta di una semplice pausa o se definitivamente lascerà le redini a
qualcun altro.
Lo studio Ghibli comunque non rimane a guardare.
Ricordo, per chi non lo sapesse, che lo studio è stato
fondato nel 1985 da Miyazaki e dal suo mentore Isao Takahata. I due oltre che a
essere collaboratori sono legati da una forte amicizia, c’è un grande senso di
rispetto e ammirazione, tanto da influenzare l’uno il lavoro dell’altro.
I lavori di Takahata, le cui opere erroneamente sono
attribuite al più conosciuto Miyazaki, spaziano dai documentari animati come
“Pom Poko”, che denuncia un’economia dallo sviluppo eccessivo volta a non
rispettare la tradizione e la natura, a film più personali come “Una tomba per
le lucciole”, dove racconta le vicende di due fratelli rimasti orfani in
seguito all’esplosione dell’atomica, fino al racconto popolare giapponese, suo
ultimo film in uscita quest’anno, "Taketori Monogatari", conosciuto
anche col nome di "La storia di un taglia bambù" o "Il racconto
della principessa Kaguya".
Una forte personalità che dovrebbe tranquillizzare i fan
dello studio ghibli, che nonostante la triste notizia del maestro Miya,
dovrebbe tener tranquilli gli animi di coloro che davano per persa la poesia
che da sempre ne contraddistingue i lavori.
Non solo film. Infatti, lo studio ghibli è al lavoro su una
serie animata “Ronjia la figlia del ladro”, adattamento di un romanzo scritto
dall’autrice di Pippi Calzelunghe, Astrid Lindgren.
Il progetto vedrà alla regia Goro Miyazaki, figlio di Miya,
già regista de “I racconti di terramare” e “La collina dei papaveri”. A
differenza del classico approccio utilizzato per realizzare i film, la serie
dovrebbe essere realizzata in cell-shading, tecnica tridimensionale che
ricalca, quasi fedelmente, il disegno a mano libera, già sperimentata nel campo
dei videogame con “Ninokuni”, uscito per PS3.
Che dire. In attesa di poter dare la nostra opinione sugli ultimi
film dello studio Ghibli vi rimando ai trailer.
Yuri
Qui sotto l'intervista di Miyazaki.
http://www.repubblica.it/spettacoli/cinema/2014/02/02/news/hayao_miyazaki-77503978/
Ottimo articolo. Sintentico e corretto. Eh si perché in pochi sanno che il maestro già si ritirò una volta (dopo Princess Mononoke per poi tornare con la Cittá Incantata). Non ero a conoscenza del fatto k ci fosse in cantiere una serie animata. Speriamo k Goro questa volta riesca a portare alla maturità il suo percorso artistico.
RispondiEliminaConcordo. Anche se la collina dei papaveri mi è piaciuto molto. Certo essere il figlio di Miya non deve essere facile. Se guardi i dietro le quinte c'è una scena dove miya cazzeggia tutti per come è stato eseguito il film :o da la colpa di tutto a Goro, lo si vede con la testa china e una piccola spada samurai pronta a seguirlo nel seppuku! Premetto che il cell shading non mi fa impazzire, vero che rende bene l'idea del cartone animato, ma manca quella bidimensionalità imperfetta che rende i lavori dello studio ghibli dei veri capolavori artistici. Vedremo. ;)
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